
Ci sono ambienti che non rientrano nella dicotomia classica tra “casa” e “ufficio”. Sono luoghi ibridi, flessibili, spesso abitati da più funzioni in sequenza: studi professionali, atelier, laboratori creativi, ma anche case-studio, showroom temporanei o piccoli spazi commerciali. In tutti questi contesti, la luce — e il modo in cui viene gestita — diventa una parte attiva del progetto, non solo un elemento tecnico da sistemare in coda.
WiOO si inserisce perfettamente in questa tipologia di ambienti, offrendo uno strumento di controllo capace di seguire il ritmo variabile del lavoro, dell’accoglienza, della pausa, della concentrazione. In un atelier, ad esempio, l’illuminazione deve variare tra luce piena per la creazione o il controllo qualità, e scenari più morbidi durante un incontro con il cliente. In uno studio medico, la stessa sala può ospitare visita, attesa e disinfezione: tre momenti, tre necessità luminose, una sola interfaccia.
La forza di WiOO in questi casi non sta solo nella programmabilità degli scenari tramite Apple Home, ma nella possibilità di semplificare la loro attivazione. Un gesto fisico, riconoscibile, sempre nello stesso punto, consente di gestire la scena corretta senza interrompere il flusso del lavoro. L’interazione non è spettacolare, è funzionale. È progettata per non distrarre.
A livello progettuale, WiOO permette inoltre una gestione coerente tra più ambienti: si possono definire scene per accensioni coordinate di luci in più stanze, scenari orari o basati sulla presenza, con un controllo distribuito ma ordinato. Non serve sviluppare una logica impiantistica complessa: si lavora per comportamento, non per zona.
Negli spazi ibridi, ogni elemento ha il dovere di adattarsi a più identità. WiOO lo fa con discrezione, senza sovrastrutture. È domotica che non si vede ma che si sente — perché rende lo spazio più semplice da abitare.